Milano, terra di omertà. Non ci sono solo le infiltrazioni mafiose nei cantieri di Expo al centro delle audizioni che la Commissione parlamentare antimafia ha svolto a Milano tra il 17 e il 18 dicembre. Quando il procuratore generale della Direzione nazionale antimafia Franco Roberti è stato ricevuto in Prefettura, ha parlato anche dei silenzi del tessuto sociale lombardo. Delle connivenze, delle relazioni pericolose tra estorti ed estorsori, dei timori che paralizzano. Il giorno dopo l’audizione, arriva puntuale la conferma. Ieri, 18 dicembre, il pm della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe D’Amico ha coordinato l’operazione Grillo parlante 2, con cui sono finiti in manette otto uomini del boss Sebatino Di Grillo, uomo di ‘ndrangheta affiliato alla cosca Mancuso di Limbadi. Gli ‘ndranghetisti facevano recupero crediti per conto di alcuni imprenditori. Cinque sono quelli coinvolti dall’indagini, ma restano esclusi almeno 50 casi per cui non è stato possibile raccogliere abbastanza elementi. Chi subiva estorsione, fosse imprenditore, artigiano o commerciante poco importa, si rivolgeva agli uomini di Di Grillo per riscuotere i crediti contratti con altri colleghi. Il bottino veniva diviso a metà tra mafiosi e imprenditore. Così, a poco a poco, la cifra che il primo estorto doveva restituire ai mafiosi scendeva, allargando però il giro delle vittime della violenza criminale dei Di Grillo. Solo due persone hanno accettato di raccontare la loro storia al tenente colonnello dei Carabinieri Alessio Carparelli. Per il resto, solo silenzio. La memoria corre allora a quanto ha riferito il pubblico ministero Ilda Bocassini all’indomani di Crimine-Infinito, la maxioperazione che ha scatenato il maxiprocesso della ‘ndrangheta al Nord nel luglio 2010. “Non abbiamo davanti alla porta – si rammaricava Bocassini – una serie di persone che chiedono di parlare con noi e denunciare usure, danneggiamenti, incendi, strane sparizioni nei cantieri che, pure, sappiamo esistono ancora, perché le stiamo monitorando”. Terre di mezzo lo racconta a novembre 2011, nell’inchiesta “Milano omertosa“. In quel caso la vittima era il signor E., liberatosi dalla morsa criminale solo grazie all’aiuto di Grazia Trotti, presidente di una delle due associazioni antiracket del Nord Italia, Libera Vigevano. Riproponiamo l’inchiesta in pdf, perché è ancora tempo di parlare di omertà. Così come è tempo di parlare di controllo del territorio. Tra gli imprenditori che hanno ricostruito i fatti che li hanno visti protagonisti, ce n’è uno, Stefano R., che di mestiere gestiva un’azienda edile. Gli uomini della cosca dei Flachi, padroni della zona tra Bruzzano e Quarto Oggiaro, con influenze fino al quartiere Isola, pretendevano che rinunciasse ai compensi per un lavoro di ristrutturazione di un locale. Terre di mezzo ha indagato quanto la mafia conti nei luoghi del divertimento milanese. E l’ha fatto proprio all’Isola, tra le terre dei conquista degli uomini di Pepè Flachi. Rileggete quanto abbiamo scoperto su “Mafia a Milano, indagano gli scout”. Perché per conoscere la storia criminale, è importante non smettere di ricordare.
Redazione: Lorenzo Bagnoli, 19.12.013