La prima circolare ministeriale sul “post 31 dicembre 2012” è stata diffusa alle questure italiane il 31 ottobre. Titolo: “Superamento dell’emergenza Nord Africa”. Il testo prevede che i profughi dell’emergenza Nord Africa in attesa di una sentenza definitiva per la loro richiesta di protezione abbiano la possibilità di ottenere il riesame. Nel caso in cui la loro domanda venga comunque respinta, i richiedenti avranno in ogni caso in mano un permesso di soggiorno temporaneo (valido un anno) per protezione internazionale.
L’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi) sta monitorando la reazione dei Tribunali italiani. Perché la possibilità di ottenere una protezione sussidiaria (valida tre anni) o umanitaria (un anno) o di strappare solo un permesso di soggiorno temporaneo, dipende non solo dai diritti del migrante ma anche dal Tribunale che lo giudica.
A Trieste, ad esempio, il Tribunale non concede nessuna forma di protezione, ma solo il permesso. Il contrario di Roma, dove alcune specifiche nazionalità riescono ad ottenere anche permessi che durano di più. A Milano, alla convocazione in Questura i profughi si vedono riconosciuta soprattutto la protezione umanitaria, ma qualche migrante proveniente dal Mali o dalla Costa d’Avorio è riuscito a strappare anche quella sussidiaria. I ricorsi presentati dall’Asgi a Bologna hanno permesso ai nigeriani la protezione sussidiaria, visto che il disastro sociale che coinvolge il Paese non è limitato solo a certe zone, ma ormai coinvolge tutti. Insomma, Corte che vai, esito che trovi.
“Questa partita è stata gestita malissimo, fin dall’inizio – commenta Nazzarena Zorzella, avvocato di Asgi -. Il nostro monitoraggio serve per dare agli avvocati un orientamento sul come gestire i contenziosi in corso, dato che le circolari non li annullano”. I documenti emessi dal ministero, infatti, hanno solo lo scopo di trovare uno status giuridico ai circa 25mila profughi ancora presenti in Italia. “Lo Stato ha imposto protezione internazionale, ma vogliamo valutare caso per caso e capire se c’è la possibilità di trovare forme di protezione maggiori“, aggiunge il legale.
Nella maggior parte dei casi, le richieste di riesame sono presentate in questura dagli enti che hanno in carico la gestione dell’emergenza. Nulla però vieta ai singoli profughi di presentarsi per consegnare la loro domanda. Questo significa che anche chi non è stato inserito nei progetti d’integrazione, magari perché ha cercato fortuna altrove in Europa, può rientrare e provare a fare domanda. “Lo Stato ha sprecato milioni di euro e un anno di tempo -prosegue Zorzella-. Gli enti gestori avrebbero potuto cominciare percorsi di inserimento lavorativo, invece hanno scelto di mantenere solo l’accoglienza intesa come ‘parcheggio’ dei migranti. Da gennaio queste persone saranno costrette a cominciare da zero, come se fossero appena arrivate“.
Testo: Lorenzo Bagnoli, 5.12.2012.
PER APPROFONDIRE:
– leggi l’inchiesta di Terre di mezzo n° 26, “Vacanze forzate”;
– guarda il trailer della video-inchiesta.