È la seconda marcia nazionale, dopo la Perugia-Assisi. Si percorre da Quarrata ad Agliana, un tragitto di 8 chilometri immerso negli appennini pistoiesi. Quest’anno, per la diciannovesima edizione, la “Marcia per la Giustizia” sarà il palcoscenico per lanciare un’iniziativa internazionale. L’associazione capofila, la Rete Radié Resch, insieme a Libera, Terre libere, Università e monastero del Bene Comune, ha deciso di dichiarare illegale la povertà. Lo farà da Quarrata, in provincia di Pistoia, l’8 settembre alle ore 10.30. All’incontro interverranno, tra gli altri don Luigi Ciotti di Libera, l’economista Bruno Amoroso e Antonello Mangano, fondatore di terrelibere.org.
L’iniziativa coinvolgerà anche Canada, Belgio, Argentina, Filippine e Malesia e punta a dichiarare illegittime le leggi che producono uno squilibrio nella distribuzione della ricchezza. Si comincerà con l’Italia, nel 2013, per arrivare tra sei anni all’Onu, a trasformare lo slogan della marcia in una risoluzione da presentare all’Assemblea generale. “L’obiettivo è fissato al 2018 – spiega Riccardo Petrella, dell’Università del Bene Comune, l’ideatore della campagna internazionale – . Il nostro punto centrale è che non esiste la povertà, ma processi di impoverimento. Non se ne trova in natura, quindi è semplicemente una condizione umana”.
“Non ci importa coinvolgere tutto il mondo – prosegue – : vogliamo solo dimostrare che si può fare“. Come? Con il sostegno di governi, con iniziative parlamentari. E se la politica tace, restano gli strumenti delle leggi di iniziativa popolare o i referenda abrogativi. La lezione della battaglia per l’acqua pubblica insegna che queste campagne possono arrivare molto in alto.
Lo scopo degli organizzatori è individuare un paio di leggi, di pratiche sociali e di istituzioni per ciascun Paese. Per l’Italia, in cima alla lista delle “istituzioni impoverenti” ci sono i Cie: “Creano una disparità enorme”. Tra le pratiche sociali, “considerare il povero più criminale, mentre il ricco meritevole perché ha cercato questa condizione”. Mentre tra le leggi, nel mirino ci sono i provvedimenti adottati dal Governo Monti sotto dettatura della Bce, considerata da Petrulla uno degli organismi su cui grava la responsabilità più pesante dello ‘spread sociale europeo’.
Testo: Lorenzo Bagnoli, 7.09.2012